INTERVISTA A MAURO MINARDI

14 Settembre 2017 - Marketing
Grandi perimetri, il nodo dell’antintrusione è il tema dell’intervista fatta a Mauro Minardi, Presidente del Gruppo Wama e Partner di Axis Comunication. I perimetri particolarmente estesi rappresentano, da sempre, un nodo spinoso.

INTERVISTA A MAURO MINARDI

14 Settembre 2017 - Marketing


MAURO MINARDI, PRESIDENTE DEL GRUPPO WAMA INTERVISTATO DALLA RIVISTA SICUREZZA

Grandi perimetri, il nodo dell’antintrusione è il tema dell’intervista fatta a Mauro Minardi, Presidente del Gruppo Wama e Partner di Axis Comunication. I perimetri particolarmente estesi rappresentano, da sempre, un nodo spinoso. Questioni aperte sono la copertura simultanea interno-esterno e la gestione dei falsi allarmi.

Ecco quanto è stato chiesto a Mauro Minardi durante l’intervista. 
 

Che tipo di criticità presenta, al progettista, un sito esteso, delimitato a un perimetro complesso?

Il primo problema è rappresentato dalle grandi dimensioni. Dimensioni – che al fine di ottenere un buon livello di copertura – è necessario proteggere volumetricamente. E questo è il secondo punto critico.
 

Perché una copertura volumetrica?

Mettere in sicurezza un perimetro esteso non significa solo proteggerlo da intrusioni esterne, ma anche da eventuali intrusi già presenti al suo interno, perché – ad esempio – intrufolatisi durante il giorno. E’ il caso del malintenzionato che si nasconde in un grande magazzino e che, dopo l’orario di chiusura, esce allo scoperto e ruba tutto quello che gli è possibile. Alla sua fuoriuscita scatta l’allarme. Ma potrebbe avere tutto il tempo di darsi alla fuga prima dell’arrivo delle forze dell’ordine. Importante è quindi una copertura esterno-interno.
 

Quando la tecnologia termica rappresenta un vantaggio nella protezione perimetrale?

Su grandi spazi, oggi, le termocamere sono l’unica soluzione possibile. E per un aspetto molto importante.
 

Quale?

La gestione dei falsi allarmi. La cui frequenza aumenta con l’aumentare delle dimensioni dell’area da proteggere.
 

Si spieghi meglio.

Nella difesa di spazi di 50mila-100mila mq, per qualsiasi sistema di sicurezza si preveda si deve avere la certezza di poter diagnosticare gli eventi. Garantire all’utente l’intercettazione di quello che accade all’interno del sito non è sufficiente. Bisogna altresì garantire una diagnostica precisa di quanto intercettato, ovvero se si tratti di un evento grave o no. Fatto questo è possibile attivare le procedure di intervento o chiudere l’evento perché, appunto, ritenuto “falso”.
 

In che modo la telecamera termica aiuta a conseguire tale obiettivo?

La tecnologia termica consente di “vedere” di notte come di giorno. Se c’è un intruso a 100 mt di distanza lo identifica. Questo non è possibile con una telecamera normale, se non con una opportuna illuminazione. “Vedere” però non significa “rilevare”. Per fare questo è necessario un sistema di analisi video a bordo che, a 100 mt nel cogliere un corpo in movimento, possa discernere se si tratti di un uomo o di una lepre. E che nel caso siano presenti entrambi i soggetti, si concentri sul primo e trascuri il secondo e tutte le possibili fonti di falso allarme. La tecnologia termica è, dunque, uno strumento estremamente utile, ma deve essere supportata da analisi video a bordo, oltre che da una gestione oculata degli eventi da parte di una centrale operativa.
 

Quando è consigliabile un altro tipo di soluzione antintrusione?

Le telecamere termiche necessitano di una gestione non semplice. Dunque qualora le dimensioni del sito non siano “importanti”, si può ricorrere a soluzioni che prevedano l’integrazione fra sistema antintrusione, sistema di video sorveglianza e gestione da parte della centrale operativa. Soluzioni in cui la video sorveglianza è a servizio della sensoristica, anche se questa poggia sull’utilizzo di barriere a microonde e le riprese sono affidate a telecamere a colori, non termiche. Il punto focale è che trasmettano i dati video alla centrale operativa settata su una mappa, garanzia di una diagnostica precisa.